L'OPERA LITURGICA DI GREGORIO


Gregorio si propose di rendere ancora più solenne la celebrazione dei riti cattolici con i famosi “canti gregoriani”, che con la loro espressione corale essenziale e limpida e con la loro ispirata semplicità avevano lo scopo di permettere a tutti, anche ai fedeli più ignoranti, un'immediata partecipazione alle funzioni religiose. Per la compilazione dell' “Antifonario” (contenente i canti da eseguirsi durante la Messa) Gregorio, conoscendo quelli usati prima di lui nella Chiesa romana, ne attinse ogni sorta di elementi, li ordinò secondo il ciclo dell'anno liturgico, moderò l'esuberanza delle tonalità, aggiunse parti che mancavano al repertorio; non creò melodie, le raccolse e le ordinò, quindi la sua opera consisté essenzialmente nel promuovere la sistemazione, ma è possibile ch’egli abbia pure composto qualche inno. E se non fu proprio un creatore, si può certo considerarlo come l’uomo della tradizione intesa come trasmissione di vita, tanto nella riforma liturgica quanto nella predicazione. L’istituzione di una “Schola cantorum” fu il necessario compimento della riforma liturgica, cui Gregorio aveva posto mano: se non è certo che ne sia stato il fondatore, le diede però una costituzione; essa insegnava ai giovani leviti delle melodie che, mancando una notazione precisa, bisognava imparare a memoria. Non occorreva di più, perché ben presto il canto della Chiesa romana si chiamasse a buon diritto “gregoriano”. Il canto della gregoriano si diffuse assieme al Vangelo fra gli Anglosassoni e Carlo Magno assicurava che alla fine del 700, il gregoriano era ormai diffuso anche in tutte le chiese della Francia.




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